Buongiorno e ben ritrovati con il consueto appuntamento settimanale del Blog di Shenty. Questa settimana andremo a trattare un argomento molto delicato, ma di fondamentale importanza. Come da titolo cercheremo di spiegarvi in maniera semplice ed essenziale, il motivo per il quale la moda sostenibile è maggiormente costosa rispetto alla concorrenza.
CATTIVE ABITUDINI DI ACQUISTO
Per prima cosa dobbiamo andare ad analizzare il lato psicologico che incide quotidianamente sulle abitudini di acquisto delle persone. Purtroppo durante questi ultimi anni siamo stati fortemente influenzati dalla proposta di mercato messa in atto dai colossi del Fast Fashion. Questi brand non solo lanciano continue novità a cadenza settimanale, ma offrono i loro capi di abbigliamento a prezzi bassissimi. Risulta dunque molto facile ed accessibile ad oggi, poter recarsi in un negozio di abbigliamento ed uscire con le borse piene, a fronte di una spesa ben al di sotto dei 100€. Questa "cattiva abitudine" ha cambiato la nostra percezione del costo di ogni articolo; essendo abituati a spendere poco, dei prezzi un po' più alti tendono immediatamente a spaventarci, portandoci a ritenere il prodotto in questione totalmente fuori mercato. Siamo stati corrotti nel tempo, portandoci a scegliere la Quantità piuttosto che la Qualità.
IL PARADOSSO DELLA QUANTITA'
Ma ora è arrivato il momento di iniziare a ragionare, ed è per questo che vogliamo spiegarvi un concetto astratto, ma che poi tanto astratto non è: " il paradosso della quantità". Cercheremo di farlo nella maniera più semplice possibile, raccontandovi una storia, nella quale sicuramente riuscirete a rispecchiarvi.
" Luca decide di recarsi un sabato pomeriggio al centro commerciale per fare Shopping. Ha la necessità di acquistare qualche t-shirt per l'estate e un paio di pantaloni, il suo budget non è altissimo, si aggira intorno ai 100€. Entra subito nel solito negozio di Fast Fashion, ricco di novità e con prodotti offerti a prezzi bassissimi. Inizia a provare diversi capi e accorgendosi dei prezzi molto convenienti si fa scappare la mano, e alla fine esce dal negozio con un sacchetto contenente: 3 t-shirt, 2 pantaloni, 1 bermuda e 1 cappello. Ha sforato leggermente il Budget spendendo un totale di circa 140 €. Si è lasciato condizionare e attrarre dai prodotti low cost, e ha puntato sulla quantità, convinto di aver fatto un vero affare.
Passato un anno Luca si ritrova nuovamente con l'esigenza di recarsi al centro commerciale a fare shopping, in quanto ha la sensazione di non avere vestiti per affrontare la prossima estate, ma analizzando gli acquisti dell'anno precedente si rende conto che :
- una t-shirt che aveva acquistato si è scolorita dopo diversi lavaggi, un'altra t-shirt è passata di moda,l'ha abbandonata nel cassetto, indossandola solamente 3/4 volte. La terza t-shirt l'ha utilizzata così tanto da consumarla in un solo anno, ed ha un aspetto fortemente usurato.
- Il pantalone è sopravvissuto al tempo, dignitosamente, ma è chiaro che non riuscirà a durare un nuovo anno. Il bermuda invece lo ha sapientemente venduto grazie all'utilizzo di un marketplace di abbigliamento usato , incassando la pochezza di 5€, poichè è un capo privo di valore.
- Il cappellino è inutilizzato, era solo uno sfizio del momento.
Dunque Luca si reca nuovamente al centro commerciale, questa volta però decide di cambiare mentalità di acquisto e a fronte di un budget di 100€ , acquista solamente un pantalone del valore di 100€. Fa una scelta sostenibile acquistando da un brand piccolo che si impegna per fornire prodotti di alta qualità e che rispettano l'ambiente.
Passati 3 anni da quel fatidico giorno Luca si rende conto che il Pantalone che pagò 100€ è ancora integro, conservato perfettamente, nonostante lo abbia utilizzato moltissime volte, e sopratutto continua ad indossarlo. Si rende conto però che nessuno dei capi di abbigliamento ( pagati 140€) che aveva acquistato 4 anni prima , in quel negozio di Fast Fashion, è riuscito a resistere nel tempo, e se ne è liberato gettandoli."
La morale della storia è che alla fine Luca, acquistando più capi e puntando sulla quantità, non ha risparmiato anzi , al contrario, si è ritrovato a spendere di più e ad utilizzarli molto poco. Per di più ha cercato di liberarsene dopo un solo anno, facendo inizialmente una scelta eticamente corretta con il bermuda, vendendolo in un marketplace di articoli usati. Rendendosi però conto del bassissimo valore di mercato , e dei soli 5€ incassati, ha gettato i restanti capi, innescando la catena dell'inquinamento, in quanto quegli stessi capi saranno destinati ad essere bruciati. Al contrario scegliendo la Qualità, Luca indossa tutt'ora lo stesso pantalone acquistato 3 anni fa a 100€, non ha bisogno di spendere soldi per comprarne un altro, e sa che se un giorno sceglierà di rivenderlo, riuscirà ad incassare bene, e di conseguenza non si ritroverà mai nella situazione di doverlo gettare.
QUALITA' L'ELEMENTO IMPRESCINDIBILE
La storia precedente serve per introdurre il primo elemento imprescindibile per un brand eco-sostenibile: la Qualità. Senza di essa produrre capi in tessuti organici o in materiali riciclati sarebbe comunque inutile, in quanto non si riuscirebbe a garantire ai capi di abbigliamento la capacità di resistere nel tempo:
Qualità = maggior numero di utilizzi
Poter indossare la stessa t-shirt centinaia di volte, la stessa felpa migliaia di volte è una garanzia assoluta di Qualità. Un qualcosa che appartiene a tempi ormai passati, ma che è destinato a tornare, se vogliamo iniziare ad inquinare meno il nostro pianeta. Più capi di abbigliamento acquistiamo, più stiamo inquinando, questo è un concetto che deve essere sempre impresso nella nostra mente. Dunque un brand che si possa definire eco-sostenibile deve garantire ai suoi potenziali clienti la massima qualità, e deve inoltre spronarli a comprare meno ma meglio. Abbiamo dunque la prima riposta al quesito iniziale che dona il titolo a questo articolo:
1 ) La moda sostenibile è più costosa in quanto riesce a garantire prodotti di maggiore qualità. L'investimento superiore iniziale sul costo di un singolo capo di abbigliamento, verrà ripagato, in quanto esso riuscirà a garantirvi un maggior numero di utilizzi, e dunque una maggiore capacità di resistere al passare del tempo.
IMPATTO SOCIALE
Molto spesso quando acquistiamo un capo di abbigliamento tendiamo a vedere e valutare il prodotto finale, senza fare alcun tipo di riflessione sulla sua provenienza, o su chi effettivamente lo abbia realizzato. Ci fermiamo all'apparenza senza valutare il coinvolgimento di terze parti, senza pensare ai diritti dei lavoratori che lo hanno realizzato e loro ai minimi salariali. Ogni brand di abbigliamento dovrebbe assicurare un salario sufficiente agli operai che si occupano della realizzazione dei capi, in modo tale da poter garantire loro una vita dignitosa, permettendoli di avere cibo a sufficienza, acqua corrente, diritto all'istruzione e tutto ciò che fa parte di uno stile di vita normale. Purtroppo nella maggior parte dei casi, non è così: gli operai spesso appartenenti a paesi sottosviluppati incaricati della produzione, vengono sfruttati e sopratutto sottopagati. Inutile dirvi che in questo caso il risultato è e sarà sempre un prezzo finale del prodotto molto più basso. Ecco dunque la seconda risposta al quesito iniziale:
2) Un brand che possa definirsi sostenibile, deve poter garantire stipendi corretti e più alti a tutti i lavoratori che fanno parte della catena di produzione e distribuzione. In questo caso il risultato finale sarà un prezzo sicuramente più alto della concorrenza, ma quanto meno il prodotto che starete acquistando può definirsi Dignitoso.
Per assicurare ciò un brand sostenibile è tenuto ad affidarsi ad un ente certificante in grado appunto di rilasciare delle certificazioni. Questi enti si occupano di inviare (sotto pagamento del brand) degli ispettori per controllare e verificare le condizioni di lavoro all'interno delle fabbriche. Tutto ciò influisce ovviamente sul prezzo finale del prodotto, ma funge da attestato di fiducia e trasparenza necessario per il Brand sostenibile.
CERTIFICAZIONI TESSILI
Abbiamo parlato delle certificazioni Sociali, ma a competere in gran parte all'aumento del prezzo finale del prodotto vi sono anche le Certificazioni Tessili. Di queste ultime ne abbiamo già parlato in maniera molto approfondita in uno scorso articolo del Blog di Shenty che vi invito caldamente di andare a leggere, cliccando qui. Ciò che dovete sapere, in sintesi è la terza risposta al quesito iniziale ovvero:
3) Un brand eco-sostenibile deve necessariamente avere delle certificazioni tessili, per poter garantire la reale provenienza organica e sostenibile dei tessuti impiegati per la realizzazione dei prodotti. Senza alcun tipo di certificazione, non potremo mai sapere se il Cotone biologico dichiarato in etichetta, lo sia per davvero oppure no. Queste certificazioni richiedono delle spese superiori rispetto alla concorrenza e ciò finisce ovviamente per impattare sul costo finale dei prodotti.
RISPOSTA FINALE
Siamo dunque arrivati alla fine di questo viaggio che ci ha portato alla risposta finale e definitiva alla domanda iniziale che dà il titolo a questo articolo:
"Perchè la moda sostenibile è più costosa?"
- Qualità definita dall'impiego di tessuti più costosi, in grado di resistere nel tempo
- Rispetto del lavoro con garanzia di salari e stipendi corretti a tutti gli operai delle fabbriche incaricate per la produzione
- Certificazioni tessili e sociali per offrire la massima trasparenza, fiducia e qualità
Siamo giunti così alla fine di questo articolo del Blog di Shenty, vi ringraziamo per essere arrivati fino a qui e per aver deciso di cambiare il vostro modo di pensare e di acquistare. Vi diamo appuntamento a settimana prossima per un nuovo articolo.